21 aprile a Venezia
Nietzsche aspira a raggiungere Peter Gast. Ma Venezia ha
le sue nebbie invernali che egli teme, e non osa, prima della metà di aprile,
lasciare Nizza. Più va avanti con l’età, più subisce la tirannia della luce: un
giorno di privazione l’intristisce, otto giorni lo abbattono.
Per fortuna, arrivano le tiepide ore di fine aprile; il
21 Nietzsche è a Venezia. Peter Gast lo installa in una stanza la cui finestra
dà sul Canal Grande, non lontano da Rialto, ed eccolo felice infine nella sua
cara città ritrovata. Erano quattro anni che non la rivedeva; prova una gioia
infantile. Erra in quel dedalo che animano le sorprese del sole e dell’acqua, i
muschi ed i fiori germogliati tra le pietre. Cammina nelle piccole strade come
a Sils in montagna, dalle quattro alle cinque ore al giorno. « Cento profonde solitudini compongono insieme
Venezia », scrive. « Da qui la sua
magia. Un simbolo per gli uomini dell’avvenire ». Non parla più del
superuomo: a Venezia questo neologismo enfatico farebbe sorridere.
Da
Daniel Halévy
Vita Eroica di Nietzsche