lunedì 30 marzo 2009

Friedrch Nietzsche: Il corpo e il suo divenire

Santi Lo Giudice
Friedrch Nietzsche: Il corpo e il suo divenire
Riza scienze, aprile 1987.
Dalla presemessa

Limitarsi a vedere ciò che sta dietro la nietzscheana critica della conoscenza come un attacco a quello che è forse il più strutturale di tutti gli assunti a sostegno del processo conoscitivo — ossia la monistica convinzione che alle spalle dell’esistenza e del divenire ci sia un fondamento unico o una gerarchia di verità organiche derivanti da un unico e incontrovertibile principio primo — è un voler minimizzare il respiro prospettico che sorregge la Weltanschauung nietzscheana e ricondurla sotto le forti ma asfittiche ali della tradizione scettica, di Hume e più specificamente di Berkeley. Tale accusa di epigonicità avrebbe fondamento se Nietzsche si fosse limitato a un’analisi dei giochi semantici (relativi alla logica formale) alla luce del punto di vista scettico che ogni conoscenza è soggettiva. Ma siccome Nietzsche accanto e dentro l’atteggiamento analitico nei riguardi della logica formale intraprende un’indagine psicologica delle origini e soprattutto delle funzioni della conoscenza, ogni aggancio alle propaggini della storia della cultura si rivela riduttivo e sorge il sospetto, in chi questo aggancio mette in atto. di volere dare vita, accanto alla categoria degli “avversari di Nietzsche” e accanto alla categoria di “quelli (...) che non hanno capito chi è stato Nietzsche” ( di cui parla Sergio Moravia nella Introduzione ad una recente ristampa di saggi sul filosofo tedesco) di una terza categoria: ossia di quelli (e sono tanti) che hanno capito Nietzsche fin troppo bene e se ne sono innamorati al punto da non poter fare a meno della sua compagnia, ma che, nel presentarlo al pubblico, preferiscono soffermarsi minuziosamente sulle virtù di qualche suo illustre antenato piuttosto che su quelle che gli appartengono.
(…)

venerdì 27 marzo 2009

L'uomo folle

L'uomo folle
Avete sentito di quel folle uomo che accese una lanterna alla chiara luce del mattino, corse al mercato e si mise a gridare incessantemente: «Cerco Dio! Cerco Dio!». E poiché proprio là si trovavano raccolti molti di quelli che non credevano in Dio, suscitò grandi risa. «È forse perduto?» disse uno. «Si è perduto come un bambino?» fece un altro. «Oppure sta ben nascosto? Ha paura di noi? Si è imbarcato? È emigrato?» — gridavano e ridevano in una gran confusione. Il folle uomo balzò in mezzo a loro e li trapassò con i suoi sguardi: «Dove se n'è andato Dio? - gridò - ve lo voglio dire! Siamo stati noi ad ucciderlo: voi e io! Siamo noi tutti i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto questo? Come potemmo vuotare il mare bevendolo fino all'ultima goccia? Chi ci détte la spugna per strusciar via l'intero orizzonte? Che mai facemmo, a sciogliere questa terra dalla catena del suo sole? Dov'è che si muove ora? Dov'è che ci muoviamo noi? Via da tutti i soli?" Non è il nostro un eterno precipitare? E all'indietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati? Esiste ancora un alto e un basso? Non stiamo forse vagando come attraverso un infi-
nito nulla? Non alita su di noi lo spazio vuoto? Non si è fatto più freddo? Non seguita a venire notte, sempre più notte? Non dobbiamo accendere lanterne la mattina? Dello strepito che fanno i becchini mentre seppelliscono Dio, non udiamo dunque nulla? Non fiutiamo ancora il lezzo della divina putrefazione? Anche gli dèi si decompongono! Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso! Come ci consoleremo noi, gli assassini di tutti gli assassini? Quanto di più sacro e di più possente il mondo possedeva fino ad oggi, si è dissanguato sotto i nostri coltelli; chi detergerà da noi questo sangue? Con quale acqua potremmo noi lavarci? Quali riti espiatóri, quali giuocchi sacri dovremo noi inventare? Non è troppo grande, per noi, la grandezza di questa azione? Non dobbiamo noi stessi diventare dèi, per apparire almeno degni di essa? Non ci fu mai un'azione più grande: tutti coloro che verranno dopo di noi apparterranno, in virtù di questa azione, ad una storia più alta di quanto mai siano state tutte le storie fino ad oggi!». A questo punto il folle uomo tacque, e rivolse di nuovo lo sguardo sui suoi ascoltatori: anch'essi tacevano e lo guardavano stupiti. Finalmente gettò a terra la sua lanterna che andò in frantumi e si spense. «Vengo troppo presto - proseguì — non è ancora il mio tempo. Questo enorme avvenimento è ancora per strada e sta facendo il suo cammino: non è ancora arrivato fino alle orecchie degli uomini. Fulmine e tuono vogliono tempo, il lume delle costellazioni vuole tempo, le azioni vogliono tempo, anche dopo essere state compiute, perché siano vedute e ascoltate. Quest'azione è ancor sempre più lontana da loro delle più lontane costellazioni: eppure son loro che l'hanno compiuta!». Si racconta ancora che l'uomo folle abbia fatto irruzione, quel lo stesso giorno, in diverse chiese e quivi abbia intonato il suo Requiem aeternam Deo. Cacciatene fuori e interrogato, si dice che si fosse limitato a rispondere invariabilmente in questo modo: «Che altro sono ancora queste chiese, se non le fosse e i sepolcri di Dio?».
Friedrich Nietzsche - la gaia scienza

Sono giunto così alla conclusione ed esprimo il mio giudizio.

- Sono giunto così alla conclusione ed esprimo il mio giudizio.
Io condanno il cristianesimo, levo contro la Chiesa cristiana la più tremenda di tutte le accuse che siano mai state sulla lingua di un accusatore. Essa è per me la massima di tutte le corruzioni immaginabili: essa ha avuto la volontà dell'estrema corruzione possibile. La Chiesa cristiana non lasciò nulla d'intatto nel suo pervertimento, essa ha fatto di ogni valore un disvalore, di ogni verità una menzogna, di ogni onestà un'abiezione dell'anima. Si osi ancora parlarmi dei suoi benefìci «umanitaria! L' eliminazione di una qualsiasi penosa condizione andava contro il suo più profondo vantaggio: essa viveva di condizioni penose, essa creava condizioni penose per eternizzare se stessa...
Il verme del peccato, per esempio: soltanto la Chiesa ha arricchito l'umanità di questa penosa condizione! - L'« uguaglianza delle anime dinanzi a Dio », questa falsità, questo pretesto per le rancunes di tutte le anime ignobili, la materia esplosiva di questo concetto che finì per diventare rivoluzione, idea moderna e principio di decadenza dell'intero ordine sociale - è dinamite cristiana... « Benefìci umanitari » del cristianesimo! Coltivare l'humanitas così da trame fuori una contraddizione di sé, un'arte della masturbazione, una volontà di mentire a ogni costo, una ripugnanza, un disprezzo di tutti gli istinti buoni e onesti! Queste per me sarebbero le benedizioni del cristianesimo! - II parassitismo come unica prassi della Chiesa; col suo ideale clorotico della « santità » va bevendo fino all'ultima goccia ogni sangue, ogni amore, ogni speranza di vita; l'al di là come volontà di negazione d'ogni realtà; la croce come segno di riconoscimento per la più sotterranea congiura che sia mai esistita - contro salute, bellezza, costituzione ben riuscita, valentia, spirito, bontà dell'anima, contro la vita stessa... Questa eterna accusa al cristianesimo voglio scriverla su tutti i muri, ovunque esistano muri - posseggo caratteri per far vedere anche i ciechi… Definisco il cristianesimo l'unica grande maledizione, l'unica grande e più intima depravazione, l'unico grande istinto della vendetta, per il quale nessun mezzo è abbastanza velenoso, furtivo, sotterraneo, meschino - lo definisco l'unica immortale macchia d'infamia dell'umanità. Computiamo il tempo da quel dies nefastus con cui ebbe inizio questa fatalità - dal primo giorno del cristianesimo! - E perché non invece dal suo ultimo giorno? - Da oggi? - Trasvalutazione di tutti i valori!...
Friedrich Nietzsche, da "l'anticristo"

Parla il martello

Parla il martello
Così parlò Zarathustra, 3, 90
« Perché così duro? - disse una volta il carbone al diamante. non siamo forse parenti stretti? ».
Perché così molli? fratelli miei, questo io chiedo a voi: non siete forse - i miei fratelli?
Perché così molli, così cedevoli e arrendevoli? Perché nei vostri cuori è tanta negazione, rinnegamento? Così poco destino nel vostro sguardo?
E se non volete essere destini e inesorabili: come potreste un giorno, insieme a me - vincere?
E se la vostra durezza non vuole lampeggiare e scindere e tagliare: come potreste un giorno, insieme a me - creare? Tutti i creatori infatti sono duri. E dovrà parervi beatitudine, premere la vostra mano su millenni come su cera; -- Beatitudine scrivere sulla volontà di millenni come su bronzo — più dura che bronzo, più nobile che bronzo. Solo le cose più nobili sono veramente dure.
Questa nuova tavola, o miei fratelli, io pongo sopra di voi: divenite duri!
Friedrich Nietzsche