giovedì 30 aprile 2020

La prima natura

La prima natura. Dato il modo in cui oggi veniamo educati, noi riceviamo in primo luogo una seconda natura; e quando il mondo ci dice maturi, maggiori d’età, utilizzabili, noi la possediamo. Pochi sono abbastanza serpenti da staccarsi un bel giorno questa pelle di dosso, allorquando, sotto il suo guscio,- è maturata la loro prima natura. Nei più, avvizzisce il seme di essa.

Friedrich Nietzsche

mercoledì 29 aprile 2020

I sedentari e i liberi

I sedentari e i liberi. Soltanto nel mondo degli inferi ci viene mostrato qualcosa del cupo sfondo di tutta quella beatitudine d’avventurieri, che circonda Odisseo e i suoi compagni come un eterna chiarità di mari, — di quello sfondo che poi non si dimentica più: la madre di Odisseo era morta di pena e di struggimento per il figlio suo! C’è chi è incalzato da un luogo all’altro, chi invece, mite e sedentario, ha il cuore a pezzi per questo: così è sempre! L’angoscia spezza il cuore a coloro cui tocca consumare l’esperienza dell’abbandono in cui è stata lasciata la loro idea, la loro fede, da colui che amavano maggiormente, — questo appartiene alla tragedia, di cui gli spiriti liberi sono protagonisti, e di cui talora sono anche coscienti! Debbono, anche per una sola volta, scendere tra i morti, come Odisseo, per alleviare la loro afflizione e acquietare la loro tenerezza.

Friedrich Nietzsche
da Aurora
aforisma 562


Morale degli animali da sacrificio


Morale degli animali da sacrificio. «Abbandonarsi con entusiasmo», «immolarsi nel sacrificio» — sono queste le parole d’ordine della vostra morale, e lo credo bene che, come dite voi, «agite così in buona fede», c’è però il fatto che io vi conosco meglio di quanto voi non conosciate voi stessi quando la vostra «buona fede» riesce ad andare a braccetto con una siffatta morale. Dalla sommità di questa, gettate lo sguardo in basso su quell’altra arida morale che esige dominio di sé, rigore, obbedienza, perfino egoistica la dite voi. Ed è proprio così, voi siete sinceri con voi stessi, se non viva a genio, — essa non può andarvi a genio! Perché mentre vi abbandonate entusiasticamente e fate di voi stessi un olocausto, assaporate l’ebbrezza di sapere che siete ormai una cosa sola con il potente essere, sia esso un Dio o un uomo, al quale vi consacrate: vi crogiolate nel sentimento della sua potenza, che appunto di nuovo testimoniata da una vittima. In verità non sembrate tanto immolarvi, quanto, invece, trasmutarvi, col pensiero, in divinità e, come tali, godere di voi stessi. Tenendo conto di questo godimento, come vi sembra gracile e povera quella morale «egoistica» dell’obbedienza, del dovere, della razionalità! Essa non vi sta bene perché qui realmente ci si deve sacrificare e donare, senta che il sacrificante s’illuda di trasformarsi in un Dio, come vi illudete voi. Insomma, voi volete l’ebbrezza e la dismisura, e quella morale che voi disprezzate leva il dito contro l’ebbrezza e la dismisura: Io credo bene che vi resti scomoda!

Friedrich Nietzsche
da Aurora
aforisma 215

martedì 28 aprile 2020

Sono necessari piccoli atti anticonformisti


Sono necessari piccoli atti anticonformisti. Agire, anche una sola volta, nelle faccende del costume, contro il proprio giudizio migliore; sottomettersi, a questo riguardo, nella prassi, e riservarsi la libertà spirituale; agire come tutti e con ciò rendere a tutti una cortesia e un beneficio per così dire a compenso dei non conformismo delle nostre opinioni: tutto questo, presso molti uomini abbastanza liberi d’idee, è considerato non soltanto non pericoloso, ma anche «onesto», «umano», «tollerante», «non pedantesco», o comunque suonino le belle parole con le quali si canta la ninna-nanna alla coscienza intellettuale perché si addormenti. E così c’è chi, pur essendo ateo, fa battezzare cristianamente il suo bambino, e chi va sotto le armi, come tutti gli altri, per quanto maledica grandemente l’odio tra i popoli, chi corre in chiesa con una femminuccia perchè lei ha una parentela di gente devota, e fa la sua promessa davanti a un prete, senza vergognarsi. «Non è essenziale, se anche uno di noi fa quello che tutti fanno e hanno sempre fatto» così si esprime il pregiudizio grossolano!I Il grossolano errore! Poiché non c’è niente di più essenziale del fatto   che ancora una volta sia riaffermato, attraverso l’azione di un uomo riconosciuto come razionale, quanto è già potente, tradizionale, e irrazionalmente riconosciuto: - in tal modo esso riceve, agli occhi di tutti coloro che hanno notizia di questo fatto, la sanzione della ragione stessa. Tutto il rispetto per le vostre opinioni! Però piccoli atti anticonformisti hanno più valore!

Friedrich Nietzsche
da Aurora
aforisma 149

lunedì 27 aprile 2020

Contro la cattiva dieta.


Contro la cattiva dieta. Puah! Questi pasti che consumano oggi gli uomini nei ristoranti, come in qualsiasi altro luogo, dove viva la classe agiata della società! Anche quando molto ragguardevoli dotti tengono i loro consessi, è lo stesso costume che imbandisce la loro tavola come quella del banchiere: secondo cioè la regola del «troppo» e del «vario», da cui deriva la conseguenza che i cibi vengono approntati in vista dell’effetto e non del risultato e occorre l’aiuto di bevande eccitanti per smaltire la pesantezza nello stomaco e nel cervello. Puah! Quale dissolutezza e ipersensibilità dovranno essere le generali conseguenze! Puah! Quali sogni finiranno per avere! Puah! Quali arti e quali libri costituiranno il dessert di simili pasti! E agiscano pure a loro talento: nel loro agire regnerà sempre il pepe e la contraddizione, oppure la stanchezza del mondo! (La classe abbiente in Inghilterra ha bisogno del suo cristianesimo per poter sopportare i suoi disturbi digestivi e i suoi dolori di testa). In conclusione, per dire quel che c’è di divertente nella faccenda e non soltanto quel che v’è in essa di ripugnante, questi uomini non sono per nulla dei golosi; il nostro secolo e il suo genere di faccende è più potente sulle loro membra che sul loro ventre: a che cosa mirano dunque questi conviti? A essere rappresentativi! Ma di che cosa, per tutti i santi? Della classe? No, del denaro: non si ha più classe! Si è «individuo»! Il denaro invece è potenza, fama, dignità, supremazia, influenza, il denaro costituisce oggi per un uomo, secondo che ne abbia, il grande o il piccolo pregiudizio morale. Nessuno vuole tenerselo sotto il moggio, nessuno lo vorrebbe mettere sulla tavola; di conseguenza il denaro deve avere un elemento rappresentativo che si possa mettere sulla tavola: si vedano i nostri pasti.

Friedrich Nietzsche
da Aurora
aforisma 203


domenica 26 aprile 2020

Opere e fede

Opere e fede. I maestri protestanti continuano sempre a diffondere quell’errore fondamentale che soltanto la fede sia la cosa importante e che alla fede debbono necessariamente conseguire le opere. Questo non è assolutamente vero, ma possiede un tale accento di seduzione che ha. traviato ben altre intelligenze che quella di Lutero (quelle cioè di Socrate e Platone): nonostante che in contrario deponga il modo in cui appaiono le nostre esperienze di tutti i giorni. Il sapere o la fede maggiormente sicuri non possono dare la forza per agire e neppure la scioltezza per l’azione, non possono sostituire l’esercizio di quel sottile. multiplo meccanismo che deve essere precedentemente messo in movimento, affinché una qualsiasi cosa possa da una rappresentazione trasformarsi in azione. Soprattutto, e prima di tutto, le opere! Cioè esercizio, esercizio, esercizio!
La « fede » a ciò necessaria verrà al momento giusto, —. siatene certi!

Friedrich Nietzsche
Da “Aurora”
aforisma 22

sabato 25 aprile 2020

Chi è mai il prossimo?


Chi è mai il prossimo? Che cosa mai comprendiamo, del nostro prossimo, per quanto riguarda le sue delimitazioni, voglio dire ciò con cui esso quasi si delinea e s’imprime su di noi e in noi? Di esso non comprendiamo se non le trasformazioni che ad opera sua si producono in noi, quel che sappiamo di lui assomiglia ad uno spazio cui è stata data una forma vuota. Gli attribuiamo le sensazioni che i suoi atti evocano in noi e gli conferiamo così una falsa positività inversa. Lo plasmiamo secondo la conoscenza che abbiamo di noi, facendone un satellite del nostro stesso sistema: e se esso ci fa luce o si ottenebra, e noi siamo la causa ultima di questi due fatti, siamo pur sempre indotti a credere il contrario! un mondo di fantasmi è quello in cui viviamo, un mondo stravolto, capovolto, vuoto e tuttavia sognato come pieno e diritto!

Friedrich Nietzsche

venerdì 24 aprile 2020

Alzatevi e andate

Alzatevi e andate, amici, mi avete lasciato parlare anche troppo a lungo. Il vento diventa più freddo e pungente, l’erba anche — questa placida cima trema, e si va a sera. Andate e, ve ne prego, quando sarete a valle, commettete subito una piccola follia, affinché tutto il mondo veda che cosa avete imparato da me, quassù.

Friedrich Nietzsche

giovedì 23 aprile 2020

Offuscamento del cielo

Offuscamento del cielo. Sapete voi la vendetta degli uomini schivi, che si comportano nella società come se avessero rubato le proprie membra? La vendetta delle anime umili, supinamente cristiane, che si limitano a passare ovunque sulla terra strisciando via furtive? La vendetta di coloro che fanno sempre presto a giudicare e sempre presto ad essere smentiti? La vendetta degli ubriaconi di tutte le risme, per i quali il mattino è la parte più lugubre della giornata? E quella degli esseri infermicci di ogni specie, dei malazzati e dei depressi che non hanno più il coraggio di guarire? Il numero di questi piccoli esseri bramosi di vendetta, e quello altresì dei loro piccoli atti di vendetta, è enorme; in tutta l’aria risuona continuamente il sibilo delle trecce e freccine scoccate dalla loro malvagità, casi che il sole e il cielo della vita ne risultano offuscati — non soltanto per essi, ma ancor più per noi, per gli altri, per chi resta: il peggio è che fin troppo spesso ci scalfiscono l’epidermide e il cuore. Non neghiamo forse qualche volta sole e cielo, per il semplice fatto che da tanto tempo non li abbiamo veduti? Dunque: solitudine! Solitudine anche per questa ragione!

Friedrich Nietzsche
da Aurora
aforisma 323

mercoledì 22 aprile 2020

I calunniatori dell’allegria


I calunniatori dell’allegria. Uomini profondamente piagati dalla vita hanno gettato il sospetto su ogni allegria come se fosse sempre ingenua e puerile e tradisse un’irrazionalità, alla vista della quale non si potrebbe provare altro che pietà e commozione, come quando un fanciullo prossimo a morire accarezza ancora sul suo letto i propri giocattoli. Tali uomini vedono tombe nascoste e dissimulate in mezzo alle rose; divertimenti, baraonda, musica allegra appaiono loro come la risoluta autosuggestione del malato grave, che vuole sorseggiare ancora una volta, per un attimo, l’ebbrezza della vita. Ma questo giudizio sulla allegria nient’altro è che il suo riverberarsi sul cupo fondo della stanchezza e della malattia: è esso stesso qualcosa di commovente, d’irrazionale, che spinge alla compassione, anzi addirittura qualcosa d’ingenuo e puerile, ma proveniente da quella seconda infanzia che segue la vecchiaia e precorre la morte.

Friedrich Nietzsche
da Aurora
aforisma 329

martedì 21 aprile 2020

La vendetta cristiana su Roma


La vendetta cristiana su Roma.
Forse non c’è nulla che stanchi tanto, quanto lo spettacolo di un continuo vincitore, per duecento anni si era visto Roma assoggettate a sé un popolo dopo l’altro, il circolo era compiuto, tutto l’avvenire sembrava alla fine, tutte le cose erano organizzate per una eterna condizione. Sì, se l’impero edificava, edificava con l’intenzione dell’« aere perennius »; e noi, noi che conosciamo soltanto la « malinconia delle rovine », possiamo a stento comprendere quella malinconia, di tutt’altra specie, delle costruzioni eterne, dalla quale si doveva cercare di salvarsi come si poteva: per esempio, con la frivolezza di Orazio. Altri cercavano differenti mezzi di conforto contro la stanchezza confinante con la disperazione, contro la coscienza mortifera che ormai tutti i movimenti del pensiero e del cuore fossero senza speranza, che in ogni luogo si fosse piantato il grande ragno, che esso avrebbe implacabilmente bevuto tutto il sangue, dovunque ancora scaturisse. Questo odio vecchio di secoli, senza parole, nutrito dagli stanchi spettatori verso Roma, almeno per tutto il tempo in cui durò il suo dominio, si sgravò, alla fine, nel cristianesimo, coinvolgendo in un solo sentimento Roma, il « mondo » e il « peccato »; ci si vendicò di Roma, ritenendo prossima l’improvvisa fine del mondo; ci si vendicò di Roma, ponendo di nuovo dinanzi a sé un avvenire - Roma aveva saputo trasformare tutto nella sua preistoria e nel suo presente e un avvenire, in confronto al quale Roma non appariva più come il fatto più importante; ci si vendicava di essa, sognando il giudizio ultimo, e l’ebreo crocifisso, come simbolo di salvezza, costituiva l’estrema irrisione verso gli splendidi pretori romani della provincia; infatti essi ora apparivano come i simboli della sventura e del « mondo » maturo per la fine.

Friedrich Nietzsche

Da “Aurora”
aforisma 71


21 aprile a Venezia


21 aprile a Venezia
Nietzsche aspira a raggiungere Peter Gast. Ma Venezia ha le sue nebbie invernali che egli teme, e non osa, prima della metà di aprile, lasciare Nizza. Più va avanti con l’età, più subisce la tirannia della luce: un giorno di privazione l’intristisce, otto giorni lo abbattono.
Per fortuna, arrivano le tiepide ore di fine aprile; il 21 Nietzsche è a Venezia. Peter Gast lo installa in una stanza la cui finestra dà sul Canal Grande, non lontano da Rialto, ed eccolo felice infine nella sua cara città ritrovata. Erano quattro anni che non la rivedeva; prova una gioia infantile. Erra in quel dedalo che animano le sorprese del sole e dell’acqua, i muschi ed i fiori germogliati tra le pietre. Cammina nelle piccole strade come a Sils in montagna, dalle quattro alle cinque ore al giorno. « Cento profonde solitudini compongono insieme Venezia », scrive. « Da qui la sua magia. Un simbolo per gli uomini dell’avvenire ». Non parla più del superuomo: a Venezia questo neologismo enfatico farebbe sorridere.

Da
Daniel Halévy
Vita Eroica di Nietzsche

domenica 19 aprile 2020

La nascita della tragedia

Nel 1871 Friedrich Nietzsche pubblicò un’opera, La nascita della tragedia, in cui compariva per la prima volta il tentativo di chiarire un contrasto presente, secondo l’autore, nello spirito ellenico: quello fra la componente “apollinea” e la componente “dionisiaca”. La componente “apollinea” era intesa come la tendenza alla misura, alla compostezza, all’equilibrio, che si espresse soprattutto nelle arti figurative del periodo classico, e che egli considerò attributo fondamentale di Apollo come divinità solare. 
Dioniso, invece, il cui culto si esprimeva nelle orge e nei misteri, era l’espressione dell’aspetto opposto alla serenità apollinea. Nell’invasamento dionisiaco, Nietzsche scorgeva il manifestarsi dell’inconscio. La tragedia rappresentava per lui la sintesi di queste due opposte tendenze dello spirito greco: la componente dionisiaca era rappresentata dalle vicende dei protagonisti, luttuose, sanguinose, dominate da oscure pulsioni irrazionali, che però, a poco a poco, ritrovavano armonia attraverso il complesso evolversi delle peripezie, giungendo ad una soluzione equilibratrice.

lunedì 6 aprile 2020

Sabato 6 aprile 1888 arriva a Torino


Sabato 6 aprile 1888, arriva a Torino, affranto di fatica: « Non sono più in grado di viaggiare solo», scrive a Peter Gast. « Ciò mi agita troppo, tutto mi impressiona stupidamente »,

Torino è certamente una bella città dell’antica Europa aristocratica e reale; nessuno tuttavia si è reso mai conto di vedere in essa la ottava meraviglia del mondo. Ora, questo è ciò che farà Nietzsche. Questo semi-cieco, attraverso le lenti nere dei suoi spessi occhiali, scorge le linee del nobile disegno torinese, e le trova sublimi. Lettera a Peter Gast:
« Torino, caro amico, è una scoperta capitale. Ve ne parlo con il secondo fine che voi potrete forse approfittarne, Il mio umore è buono, lavoro dal mattino alla sera un piccolo pamphlet sulla musica occupa le mie dita digerisco come un semi-dio, dormo malgrado il baccano notturno delle vetture; tutti sintomi di un eminente adattamento di Nietzsche a Torino ».
Questi benefici, Nietzsche li attribuisce ai clima di Torino. Non vede (o dissimula) la realtà, che è ben altra. La scossa del viaggio, lo shock dell’arrivo, l’hanno scosso: da qualche parte, nel suo cervello, nelle immensità del suo universo interiore, qualche equilibrio si rotto, ed il fuoco, da molto tempo minaccioso e strisciante, è infine scaturito. Non è ancora tutto incendiato, ma tutto è lambito dalla fiamma, e la follia ha per primo sintomo, ben noto agli psichiatri, un sentimento di vittoria, un’acclamazione trionfale. Questa vittoria, questo trionfo della follia, Nietzsche li aveva un giorno, ce ne ricordiamo, tragicamente chiamati: « Inviatemi, la follia, abitanti dei cieli », aveva gridato; « la follia perché finalmente io creda in me! » La follia ar­riva, Nietzsche crederà in lui.

da
Daniel Halévy
Vita eroica di Nietzsche

giovedì 2 aprile 2020

Nietzsche a Venezia


Nietzsche a Venezia

« Seguitemi a Venezia , scrive; «so dove alloggiarvi. Io sarò là, mi prendo ogni responsabilità *. Ogni responsabilità: dolce parola per l’afflitto. Nietzsche ascolta, si calma, obbedisce. Il 13 marzo, Peter Gast lo installa nella città promessa.
Nietzsche non amava ancora l’Italia. La smagliante Sorrento non l’aveva estasiato, la plebe napoletana lo aveva disgustato. Venezia lo conquistò, fin dal principio. Amò tutto ciò che vi amava Peter Gast. Non parliamo dei palazzi, delle chiese, delle sculture o delle pitture: Nietzsche non ne parlerà mai. Leggendo le sue opere e le sue lettere si è portati a pensare che non sia mai entrato in quei luoghi, che non si sia mai fermato davanti a nessuno di quegli oggetti. Viveva di un certo contatto, di una certa intuizione della terra, dell’atmosfera, della luce. Ora, Venezia lo riempì di gioia. Lottava da anni contro i prestigi del romanticismo germanico:
Venezia piacente, sorprendente e gaia come un racconto da Mille e una notte, bella come un canto d’Omero, ricompensò la sua lunga ricerca. Peter Gast aveva visto giusto: quello che ci voleva per Nietzsche, era Venezia. Come una pianta assetata si riprende dopo una grande pioggia, egli si riprese; di colpo rianimato, disteso, comincia a sorridere di se stesso al ricordo delle angosce che ha appena passato.

Da
Daniel Haléy
Vita eroica di Nietzsche