Nietzsche, il vulcanico
«Il segreto per raccogliere dall’esistenza la fecondità più grande e il più
grande godimento, si chiama: vivere pericolosamente. Costruite le vostre case
sul Vesuvio» scriveva Nietzsche nella Gaia Scienza, nel 1882.
Un’evocazione del sud, focoso e dionisiaco, nelle pagine di un pensatore
del nord attratto magneticamente dalla lucente effervescenza solare del
mediterraneo e dal suo sottosuolo vulcanico anche in senso filosofico. Da
questa traccia, un filosofo venuto dal profondo sud, Antimo Negri, risale in un
suo denso volume per rintracciare il senso profondo della nuova scienza secondo
Nietzsche. Una scienza gaia e ridente che si beffa delle proposizioni
universali, fredde e oggettive, e si apre alla poesia che sola può restituire l’incanto
al mondo.
Aleggia nelle pagine di Negri, il riferimento bacchico, dionisiaco a
Nietzsche.
D’altronde lo stesso pensatore tedesco aveva già nel 1870 definito Dioniso
“lo scopo della esistenza”. La conoscenza tragica, eroica e ludica è in realtà
per Nietzsche la vera, sola conoscenza. Ovvero non cerca l’essenza della vita
ma i suoi specchi, ustori e deformati.
Antimo Negri
Nietzsche. La scienza sul Vesuvio
Laterza – pagine 196