Gli
apologeti del lavoro. Nell’esaltazione del «lavoro», negli instancabili
discorsi sulla «benedizione del lavoro» vedo la stessa riposta intenzione che
si nasconde nella lode delle azioni impersonali di comune utilità: la paura,
cioè, di ogni realtà individuale. In fondo, alla vista del lavoro — e con ciò si intende sempre
quella faticosa operosità che dura dal mattino alla sera — si sente oggi che il lavoro come
tale costituisce la migliore polizia e tiene ciascuno a freno e riesce a
impedire validamente il potenziarsi della ragione, della cupidità, del
desiderio d’indipendenza. Esso logora straordinariamente una gran quantità
d’energia nervosa e la sottrae al riflettere, allo scervellarsi, al sognare, al
preoccuparsi, all’amare, all’odiare; esso si pone sempre sott’occhio un piccolo
obiettivo e procura lievi e regolari appagamenti. Così una società in cui di
continuo si lavora duramente, avrà maggior sicurezza: e si adora oggi la
sicurezza come la divinità somma. E ora! Orribile! Proprio il «lavoratore» s’è
fatto pericoloso! Gli «individui pericolosi» brulicano! E dietro ad essi, il
pericolo dei pericoli — l’individuum!
Friedrich
Nietzsche
da Aurora
aforisma 173
da Aurora
aforisma 173