Se l’intelletto è di nuovo fuori gioco, allora non sarà accaduto nulla? In
un tempo in cui l’arsenale delle macchine di morte, che non può più dominare
ogni singolo intelletto, ha ricoperto con lividi sanguinosi il volto di tutto
il pianeta e in breve avrà sterminato l’ultimo di tutti i generi di animali che
non sono protetti per i combattimenti, dove le immense città ricoperte di filo
metallico sembrano oasi sempre più insicure all’interno di un deserto che
continua a espandersi sulla superficie della terra, nella quale la
sopravvivenza dell’ ultimo albero della foresta vergine è solo ancora questione
di pochi anni, dove l’umanità di una volta, l’umanità dei templi, dei culti,
delle immagini divine, assassinata dai colpi della “civilizzazione” [Zivilisation],
giace negli spasimi della morte e con essa sparisce tutto inarrestabilmente,
anche se alcuni affaristi cercano di salvare ancora per un po’ di tempo le
mummie nei musei e i libri illustrati in tale tempo un pensatore che sentiva e
conosceva questo sentimento fin nel profondo ci dice che l’intelletto, quando
sarà di nuovo estinto, avrà abbandonato il mondo come lo aveva trovato
all’inizio: è un controsenso così orrendo che si debba dubitare dell’intelletto
di questo pensatore, se si fosse così ciechi da non riconoscere in esso la
“paurosa” violenza della cattiva volontà, che attenua il significato della
profezia smascherante del veggente sui “falsi minuti della storia universale”,
mentre egli li presenta come un gioco di prestigio superficiale e confuso che,
per così dire, scivola veloce davanti alla realtà. E qui e là questa volontà
emerge e manifesta attraverso Nietzsche i suoi terribili trionfi: «Hybris è
oggi tutta la nostra posizione rispetto alla natura — si
dice in Genealogia della morale — la nostra violentazione
della natura con l’aiuto delle macchine e della tanto spensierata inventiva dei
tecnici e degli ingegneri; hybris è la nostra posizione di fronte a Dio [...] hybris
è la nostra posizione di fronte a noi; giacché eseguiamo esperimenti su di noi [...] e
soddisfatti e curiosi dissertiamo l’anima tagliando nella viva carne».
Non abbiamo bisogno di andare oltre.
Ludwig Klages
Nietzsche e le sue conquiste psicologiche
Mimes, 2006
Pagina 224