Alfred Baeumler
Nietzsche e Bachofen
Pagine 28 e 29
Bachofen osserva l’antichità, Nietzsche la vuole vivere, identico è il contrasto tra Burckhardt e Nietzsche. Burckhardt parla dell’Agone come uno che sa, ma dal sicuro posto dell’istruito. Nietzsche par la dell’Agone come un giovanotto, che è deciso a lottare e a vivere.
Solo da questo rapporto contemplativo con l’antichità la cristianità di Bachofen diventa comprensibile. Bachofen poteva osservare tranquillamente i simboli purpurei dell’antichità, perchè sia la sua esistenza interna che esterna era saldamente ancorata alla realtà cristiana. Sulla base di questa sicurezza per usare un termine di Burckhardt dai molti significati era possibile quella nuova specifica sintesi di Bachofen, che faceva coincidere la cristianità con l’antichità, intendendola come perfezione dell’apollinismo antico attraverso una relazione superiore.
Una tale riconciliazione dei contrasti è possibile solo per colui che osserva, non per chi agisce, e in quanto Bachofen riesce a equilibrare armonicamente i contrasti nella sua persona e nella sua opera, egli si rivela un borghese.
Nietzsche rappresenta il contrario più estremo di questo borghese, in quanto egli agisce anche se questo agire si dovesse limitare a rinunciare alle onoranze del mondo borghese, e a condurre una vita pura nell’aria trasparente della solitudine scelta da se medesimo, Ma questo contrasto: colui che osserva colui che agisce non è l’ulti maparola. I nomi Bachofen e Nietzsche hanno veramente forza e profondità simbolica, perchè questo contrasto si abolisce in un ultimo strato nascosto, lo posso solo accennare in cosa consiste quest’ultimo strato, li contrasto decisivo tra Bachofen e Nietzsche è determinato dalla loro relazione col simbolo. (Qui sta anche il contrasto tra Bachofen e Burckhardt) Bachofen non è nè un colto nè un estatico osservatore, egli è un osservatore inteso in un senso particolare. Non sono nè pensieri, nè solamente immagini, che si rivelano ai suoi sen si, ma sono simboli.
Per vedere il simbolo ci vuole una particolare qualificazione: addirittura uno scienziato della più alta intuizione artistica non è in grado di veder un simbolo.
Chi vede i simboli, non è più un osservatore nel senso generale, non è neanche uno scienziato intuitivo, lo dobbiamo definire un saggio. Il saggio, il veggente contemplando può stare da parte. Chi vede ciò che a lui è manifesto, non può più agire. Esiste una profondità dello sguardo che rende tranquilli. Questa profondità era propria di Bachofen, è l’ultimo sfondo della sua vita borghese, e nello stesso tempo quello che rende muto ogni rimprovero contro questa vita. Che cos’è il contrario del veggente, del saggio? Lo psicologo. Il saggio sta da parte, il suo sguardo passa sopra il suo secolo e i secoli più vicini, per sprofondare nella profondità della preistoria. Lo psicologo tiene lo sguardo diretto con paurosa e avida vigilanza sul suo tempo e i tempi più prossimi.
Senza dubbio Nietzsche era il più grande psicologo del secolo scorso. Una buona parte della sua fama, anche se non tutta, si fonda sulla sua psicologia. Ma cosa fa parte della psicologia? Io rispondo: tranquillità esterna e sicurezza, la ‘sicurità”. Chi si trova in pericolo di vita, a colui cui è imposto un grande atto, chi deve, costui dimentica tutte le psicologie,
L’audacia di Nietzsche come psicologo, della quale era così orgoglioso, era possibile solo sullo sfondo del sistema borghese, al quale egli stesso apparteneva ancora come uno che protesta. Il psicologismo conseguente è il comportamento spirituale, che lascia per ultima la sicurezza borghese.
Il tragico nella vita di Nietzsche sta nel fatto che tutto il suo eroismo non era in grado di liberarlo completamente dal suo secolo,
La visione dei simboli, la saggezza non si estorce.
La violenta inquietudine di Nietzsche, che lo spinge all’azione, è il contrario della calma osservazione di Bachofen. Da questa inquietudine, però, è nata soltanto un ‘azione soggettiva, psicologica, che da parte sua aveva solo conseguenze soggettive, psicologiche: l’eccitazione dei giovani. Ma ancora oggi questa gioventù non si è liberata dal secolo borghese, così come Nietzsche non ne fu libero, Bachofen, però, il veggente, era libero da esso. Chi vede il simbolo, non è più un borghese; lo spirito borghese è ostile al simbolo. Così alla fine si investe il rapporto: come psicologo Nietzsche si rivela attaccato allo spirito del suo secolo, allo stesso spfrito, al quale egli si oppo se come persona attiva; come simbolista, Bachofen supera lo spirito del XIX secolo, dello stesso secolo cui egli apparteneva completamente come uomo empirico. Così li vediamo davanti a noi: l’anziano che guarda, il saggio e il giovane focoso che tende all ‘azione più alta il contrasto più bello, più significativo e più produttivo, che ci può offrire il secolo dei nostri padri.