mercoledì 18 marzo 2020

Nietzsche e Bachofen

Alfred Baeumler
Nietzsche e Bachofen
Pagine 28 e 29

Bachofen osserva l’antichità, Nietzsche la vuole vivere, identico è il contrasto tra Burckhardt e Nietzsche. Burckhardt parla dell’Agone come uno che sa, ma dal sicuro posto dell’istruito. Nietzsche  par la dell’Agone come un giovanotto, che è deciso a lottare e a vivere. 

Solo da questo rapporto contemplativo con l’antichità la cristianità di Bachofen  diventa comprensibile. Bachofen poteva osservare tranquillamente i simboli purpurei dell’antichità, perchè sia la sua esistenza interna che esterna era  saldamente ancorata alla realtà cristiana.  Sulla base di questa sicurezza  per  usare un termine di Burckhardt dai  molti significati  era possibile quella nuova specifica sintesi di Bachofen, che faceva coincidere la cristianità  con l’antichità, intendendola come perfezione dell’apollinismo antico attraverso una relazione superiore. 

Una tale riconciliazione dei contrasti è possibile solo per colui che osserva,  non per chi agisce, e in quanto Bachofen riesce a equilibrare armonicamente i  contrasti nella sua persona e nella sua opera, egli si rivela un borghese.  

Nietzsche rappresenta il contrario più estremo di questo borghese, in quanto  egli agisce  anche se questo agire si dovesse limitare a rinunciare alle onoranze del mondo borghese, e a condurre  una vita pura nell’aria trasparente della solitudine scelta da se medesimo, Ma  questo contrasto: colui che osserva  colui che agisce non è l’ulti maparola. I nomi Bachofen e Nietzsche hanno veramente forza e profondità simbolica, perchè questo contrasto si abolisce in un ultimo  strato nascosto, lo posso solo accennare in cosa consiste quest’ultimo strato,  li contrasto decisivo tra Bachofen  e Nietzsche è determinato dalla loro relazione col simbolo. (Qui sta anche il contrasto tra Bachofen e Burckhardt)  Bachofen non è nè un colto nè un estatico osservatore, egli è un osservatore inteso in un senso particolare. Non sono nè pensieri, nè solamente immagini, che si rivelano ai suoi sen si, ma sono simboli.  

Per vedere il simbolo ci vuole una particolare qualificazione: addirittura uno scienziato  della più alta intuizione artistica non è in grado di veder un simbolo.  

Chi vede i simboli, non è più un osservatore  nel senso generale, non è neanche uno scienziato intuitivo, lo dobbiamo definire  un saggio. Il saggio, il veggente contemplando può stare da parte. Chi vede ciò che a lui è manifesto, non può più agire. Esiste  una profondità dello sguardo che rende tranquilli. Questa profondità era propria  di Bachofen, è l’ultimo sfondo della sua vita borghese, e nello stesso tempo quello che rende muto ogni rimprovero contro questa vita. Che cos’è il contrario  del veggente, del saggio? Lo psicologo.  Il saggio  sta da parte, il suo sguardo passa sopra il suo secolo e i secoli più vicini,  per sprofondare nella profondità della preistoria. Lo psicologo tiene lo sguardo  diretto con paurosa e avida vigilanza sul suo tempo e i tempi più prossimi. 

Senza dubbio Nietzsche era il più grande psicologo del secolo scorso. Una buona parte della sua fama, anche se non  tutta, si fonda sulla sua psicologia. Ma cosa fa parte della psicologia?  Io rispondo:  tranquillità esterna e sicurezza, la  ‘sicurità”. Chi si trova in pericolo di  vita, a colui cui è imposto un grande atto, chi deve, costui dimentica tutte le psicologie,  

L’audacia di Nietzsche come psicologo, della quale era così orgoglioso, era possibile solo sullo sfondo del sistema  borghese, al quale egli stesso apparteneva  ancora come uno che protesta. Il psicologismo conseguente è il comportamento spirituale,  che lascia per ultima la sicurezza borghese.  

Il tragico nella vita di Nietzsche sta nel fatto che tutto il suo eroismo  non era in grado di liberarlo completamente dal suo secolo,   

La visione dei simboli, la saggezza non si estorce.  

La violenta inquietudine di Nietzsche, che lo spinge all’azione, è il contrario della calma osservazione di Bachofen. Da questa inquietudine, però, è nata soltanto un ‘azione soggettiva, psicologica,  che da parte sua aveva solo conseguenze  soggettive, psicologiche: l’eccitazione  dei giovani. Ma ancora oggi questa  gioventù non si è liberata dal secolo borghese, così come Nietzsche non ne  fu libero, Bachofen, però, il veggente,  era libero da esso. Chi vede il simbolo, non è più un borghese; lo spirito borghese  è ostile al simbolo. Così alla fine si investe il rapporto: come psicologo Nietzsche si rivela attaccato allo  spirito del suo secolo, allo stesso spfrito, al quale egli si oppo se come  persona attiva; come simbolista, Bachofen  supera lo spirito del XIX secolo, dello  stesso secolo cui egli apparteneva  completamente come uomo empirico. Così   li vediamo davanti a noi: l’anziano che guarda, il saggio e il giovane focoso  che tende all ‘azione più alta  il contrasto più bello, più significativo e più produttivo,  che ci può offrire il secolo dei nostri  padri.